

da carta Alto Appennino Reggiano 1:25000 GeoMedia
APP. REGGIANO: SASSOFRATTO
“Fu denominato Sprone di M. Prado sulle carte da topografi di scarsa fantasia, mentre il toponimo storico di Sassofratto rende subito l’idea: una mole di rocce disordinate, che paiono staccarsi a blocchi a picco sulla fitta Abetina Reale” (Daniele Canossini, Le Valli del Secchia e l’Alta Garfagnana, L’Escursionista Editore 2008). I topografi erano quelli della carta IGM degli anni ’30 del secolo scorso; il Sassofratto era già nominato come tale nelle carte del XVII secolo.
N.B. – Le quote che seguono sono tratte dal bel libro di Canossini o da indicazioni in loco.
Il Sassofratto è una delle elevazioni di un massiccio la cui quota massima (2054 m), situata sul crinale spartiacque appenninico al confine tra Emilia e Toscana, è il M. Prado, la cima più alta di quest’ultima regione; più a Sud sullo stesso crinale si trova un’altra elevazione anonima (2018 m) che ne costituisce l’anticima meridionale; a Est del tratto di crinale tra cima e anticima, in territorio emiliano (più esattamente reggiano) si stende una specie di altopiano sommitale alle cui estremità, su due aspre dorsali si alzano: verso Nord dalla cima principale il M. Cipolla (1962 m) e verso Est dalla quota 2018 m il Sassofratto (1958 m); in versante reggiano, ai lati di tali dorsali dall’altopiano sommitale precipitano ripide scarpate, tra roccia ed erba, percorse da un gran numero di vie invernali; verso Ovest, in versante lucchese, scendono più dolci pendii che, con due larghi e inconfondibili costoni paralleli (loc. Pratovolta), si adagiano in un suggestivo anfiteatro anch’esso percorso da numerose vie invernali, compreso tra il Prado stesso e il M. Vecchio.
Si possono considerare limiti del massiccio del M. Prado: sul crinale spartiacque, a Nord la Sella del M. Prado (1903 m) verso il M. Castellino, e a Sud il Passo di M. Vecchio (1934 m) verso il M. Vecchio; la dorsale del M. Cipolla termina al Passo di Lama Lite (1771 m) verso la catena del Cusna, e quella del Sassofratto si esaurisce nella Valle del Dolo, a Sudest di Lama Lite.
Quanto alla toponomastica: resta da dire, con Canossini, che anche il nome di M. Cipolla, come quello di Sassofratto, è antico e attestato da documenti estensi, e che la forma ‘M. Prato’ anziché ‘M. Prado’, che talora si trova sulle carte, sembra frutto di una banale normalizzazione operata dai topografi dell’IGM. Infine: Claudio Soli, in 90 itinerari sulle montagne reggiane, Moizzi 1988, distingueva due sproni del M. Prado: uno occidentale (?) a Sud di Lama Lite, e quindi il M. Cipolla, e uno orientale che è il Sassofratto.
Si propone qui sotto di traversare il Sassofratto salendovi per l’evidente dorsale rocciosa ed erbosa orientata ad Est, facile ma non elementare e molto panoramica.
Dal Casone di Profecchia (1318 m), sul versante toscano della strada del Passo delle Radici, si segue il sentiero CAI 54 fino al rifugio forestale Cella (1652 m; chiuso) e a Bocca di Massa sul crinale spartiacque appenninico tra Le Forbici e M. Cella (1815 m, h 1.30). In versante emiliano si percorre poi il sent. 633 che traversa in quota, con qualche contropendenza ma tendendo a scendere, i bei Prati di M. Vecchio nell’aperta Valle del Rio di Sassofratto avvicinandosi al Sassofratto: di questo spicca contro il cielo una dorsale rocciosa (sulla quale si riconosce fin da lontano un notevole gendarme) che costituisce l’obiettivo della gita. Seguendo il sentiero CAI senza farsi tentare, a un bivio, da una traccia evidente che continua orizzontale divenendo però confusa poco più avanti, dopo aver perso qualche metro di quota ci si dirige, di nuovo in orizzontale, a un bosco che si trova alla base della dorsale già avvistata. Nel punto in cui il sentiero, dopo un tratto in salita tra gli alberi, riprende a pianeggiare (1685 m c.; h 1.00/2.30), lo si lascia per risalire l’erta dorsale boscosa, piegando a sinistra dopo pochi metri su una traccia che esce all’aperto. Da qui si sale ripidamente al margine del bosco, tra cespugli un po’ fastidiosi, fino a raggiungere il filo esatto della dorsale E del Sassofratto. La si rimonta superando con attenzione, più o meno direttamente – verso destra il terreno è più facile – un primo risalto (I) destreggiandosi al meglio tra rocce e vegetazione; più su un altro risalto, se superato direttamente (anziché più agevolmente a destra) comporta un passaggio di II delicato ed esposto. Ci si trova ora poco sotto il gendarme che era ben visibile già in avvicinamento: esso non può essere salito direttamente, ma deve essere aggirato a sinistra fino alla sella a monte seguendo l’uno o l’altro di due canali erbosi, ambedue ripidi, che escono appunto alla sella; dei due, quello di sinistra è più agevole; un terzo canale più a destra è da evitare. Giunti alla sella è consigliabile salire con breve digressione andata e ritorno l’ardito gendarme, arrampicandosi con molta cautela per una dozzina di metri, su terreno roccioso rotto ed esposto di II, fino alla stretta cima. Per tale gendarme, da non confondersi con il burlesco ‘Verro Torre’ degli alpinisti invernali, situato non lontano ma sul versante N del Sassofratto, si propone modestamente – per quanto possa servire – il nome di Ago del Sassofratto; l’ometto che vi si trova in vetta è stato eretto da chi scrive e Silvano Rossi.
Tornati alla base dell’Ago, si prosegue a monte sul filo di cresta, ancora tra erba e rocce senza difficoltà, fino alla piatta cima del Sassofratto (1958 m, h 1.00/3.30). Sul lato opposto, la larga dorsale porta alla vicinissima e poco più bassa sella verso l’anticima meridionale del Prado: da qui una chiara traccia inizia a traversare in quota a sinistra, nella Valle del Rio di Sassofratto, fino a raggiungere il Passo di M. Vecchio (1934 m) sul crinale spartiacque.
N.B. – Fatto all’inverso, il sentiero trasversale dal Passo di M. Vecchio costituisce la via più breve per giungere (in modo elementare) sul Sassofratto. Quanto alla sella tra Sassofratto e anticima meridionale del Prado, si segnala che i pendii ai due lati sono facili e adatti a salite invernali di poco impegno; si raccomanda in particolare, a partire dalla Valle dei Porci tra Sassofratto e Prado, il canalone NE del Prado (F/F+), dal quale si possono raggiungere: dapprima con breve deviazione a sinistra la sella e la cima del Sassofratto, e poi l’altopiano sommitale e la cima massima del Prado.
Dal Passo di M. Vecchio con il sentiero 00 si ritorna a Bocca di Massa (h 1.15/4.45) e con il sent. 54 a Casone di Profecchia (h 1.00/5.45).
N.B. – Tra Passo di M. Vecchio e Bocca di Massa è possibile traversare su larghe tracce, con brevi deviazioni a destra dal sent. 00, sia il M. Vecchio (1983 m) sia il M. Cella (1942 m).
EE (II), dislivello 850 m, h 5.45.