
PUNTONE O DENTE DEL GIGANTE E PILASTRO DI VAL DI PRATA
Lungo la strada che da Carrara sale a Campo Cècina, in loc. Gabellaccia si trova una ben conosciuta palestra di arrampicata, vasta e articolata, rivolta al versante marino. Il lato opposto lunigianese è boscoso, ma poco sotto il crinale spartiacque, alla testata della Val di Prata (più giù Val Saliceto) emergono due modeste ma interessanti strutture rocciose: una si chiama Puntone ma i carrarini la chiamano anche Dente del Gigante; secondo Renzo Gemignani, noto alpinista di Carrara (vedi in Rete il suo racconto a La Voce Apuana del 28 dicembre 2022), tale nome gli fu dato dagli abitanti dei paesi vicini, ma ci sarà anche un’allusione scherzosa al celebre monte nel gruppo del Monte Bianco; l’altra struttura prende il nome di Pilastro di Val di Prata; ambedue sono percorse da brevi vie di arrampicata. L’escursionista può salire la seconda ma solo giungere ai piedi della prima. Per visitarle ambedue basterebbe un anello di circa tre ore dalla Gabellaccia; ma conviene effettuare un giro più ampio partendo dalla Maestà di Villa nei pressi di Tenerano, e percorrere, per l’avvicinamento e per il ritorno a valle, alcuni dei bei sentieri CAI delle Apuane di Lunigiana, perlopiù boscosi ma qua e là movimentati da rocce, e in genere assai solitari.
La gita si svolge nell’alta Valle del torrente Bàrdine, affluente di sinistra dell’Aulella, a sua volta il principale affluente di sinistra del fiume Magra.
Il punto di partenza è il cimitero di Tenerano in località Maestà di o della Villa (445 m), tra i paesi di Marciaso (Fosdinovo) e, appunto, il vicino Tenerano (Fivizzano), sulla strada di collegamento tra il valico della Spolverina – dove si trova il bivio per la Gabellaccia e Campo Cecina – e Ponte di Monzone; buone possibilità di parcheggio.
All’inizio si segue il tracciato comune ai sentieri CAI 197 (ex 46) e 171; poco dopo si lascia a sinistra il 171, lungo il quale si tornerà, e si continua sul 197, prima più o meno in orizzontale e poi scendendo sensibilmente; lasciato a sinistra un sentiero per la Tecchia di Tenerano, segnalato da un cartello, si va ad attraversare a 360 m c. la Val Saliceto. Al di là il sentiero inizia a salire lungamente e regolarmente nel bosco, avendo a sinistra la dorsale secondaria che dai pressi della Gabellaccia si dirige a N formando la quota 813.5 m, chiamata M. Puntone dalla CTR ma più propriamente Castellare del Puntone dalla guida CAI-TCI. Infine il 197 avvicina il filo di tale dorsale, tra il Castellare e la Gabellaccia, e giunge a un bivio (770 m c., h 1.30): qui lo si lascia per prendere a sinistra un altro sentiero (con indicazione ‘P’ su un albero) che guadagna subito il filo pianeggiante.
N.B. 1 – Poco sopra questo bivio il 197 valica la dorsale, la costeggia sul versante opposto e giunge in breve in moderata salita alla Gabellaccia (892.9 m). Se fatto all’inverso, questo tratto del 197 con partenza dalla Gabellaccia costituisce l’approccio più breve al cuore della gita.
Nel punto in cui il nuovo sentiero raggiunge il filo della dorsale si trova un altro bivio non molto evidente ma segnalato da un ometto e da una freccia rossa su una roccia: a destra un tracciato scende verso il vero Puntone. Nel frattempo, però, si consiglia d’insistere verso N sul sentiero principale, che segue il filo o si tiene poco sotto alla sua destra, fino a una larga sella con rudere in loc. Mandriella e poi alla poco definita vetta del Castellare del Puntone (813.5 m, h 0.15/1.45), punto culminante della dorsale e ottimo belvedere verso la Rocca di Tenerano.
N.B. 2 – Secondo la guida CAI-TCI sul Castellare o nelle vicinanze si trovano resti di antiche fortificazioni che ne spiegherebbero il nome, ma di cui chi scrive non ha visto traccia: a meno che non sia tale il rudere di Mandriella.
N.B. 3 – Sulla cima del Castellare, tra la lunga cresta sommitale affacciata a E sulla Rocca di Tenerano e un rilievo con ometto (forse il punto più alto) staccato e rivolto al versante opposto, si apre una specie di corridoio erboso e boscoso poco ripido percorso da un sentiero che scende: qui giunge dal basso un tracciato dismesso del sent. CAI 46 di cui si parlerà tra poco.
Ritornati sui propri passi, e giunti di nuovo al bivio per il Puntone (h 0.15/2.00), si segue verso sinistra (Val di Prata) un sentiero all’inizio poco evidente che traversa in costa con poca perdita di quota e poi inizia a scendere più decisamente a tornanti: vi si trovano vecchi e nuovi segni rossi e arancioni e molti ometti, da cercare e seguire scrupolosamente finché non si arriva ai piedi dell’inconfondibile Puntone (h 0.15/2.15, 700 m c.): un liscio rilievo conico alto circa 30 m effettivamente somigliante a un dente o a una zanna, sul quale, tra le diverse vie di arrampicata presenti, la più facile sembra essere quella di fronte a chi proviene dall’alto, che percorre fino all’aguzza vetta una specie di costola arrotondata con difficoltà forse di IV; il Puntone fu salito già nel 1963 da Renzo Gemignani. L’eventuale, breve periplo attorno alla sua base certifica all’escursionista l’assenza di vie di salita alla sua portata; preso atto di ciò si continua la gita seguendo qualche vaga traccia orizzontale, oppure al meglio, fino al vicinissimo solco di fondovalle, oltrepassato il quale ci si trova sulle pendici boscose della dorsale in destra idrografica della Val di Prata, il cui filo si trova poco sopra e che bisogna raggiungere. Senza farsi tentare da svianti tracce trasversali, conviene invece salire già subito, e per la massima pendenza o quasi, sul ripido ma facile pendio (pur in assenza di sentieri), guadagnando presto il filo – in parte roccioso -: su di esso oppure poco sotto sul versante di provenienza si trovano evidenti tracce più o meno continue che facilitano il cammino verso l’alto. Incrociate e ignorate un paio di tracce segnate che non servono allo scopo, e visitato sul filo qualche spettacolare pulpito roccioso, si giunge infine a un curioso corridoio tra pareti verticali, la cui sponda sinistra appartiene al Pilastro di Val di Prata: un brevissimo e scosceso sentiero all’ingresso del corridoio consente di salirlo in pochi passi, per forse una ventina di metri di dislivello, fino al punto più alto, angusto, aereo e attrezzato con una catena di sosta (879.3 m, h 1.00/3.15). Tornati al corridoio, lo si percorre – sulle placche a sinistra sono visibili molte vie di arrampicata – e al suo termine si prende a sinistra un sentiero che prima scende qualche metro sotto altre vie di arrampicata, poi traversa a destra, accosta una casetta e infine risale in breve allo sterrato di cava Peghini percorso dal sent. CAI 184 (865.3 m). Se si fosse partiti dalla Gabellaccia lo si seguirebbe verso destra per pochi minuti fino al parcheggio, così concludendo la gita; se invece si è partiti da Maestà di Villa lo si segue lungamente verso sinistra in leggera discesa fino alla quota minima di 770 m c., risalendo poi alla cava Peghini (807.4 m) e ai Prati di Cardeto (1089.7 m, h 1.15/4.30); di lì si continua verso sinistra, definitivamente in discesa, sul sent. 140 (ex 40) e poi 171 fino alla Foce di S. Antonio (863 m) e al parcheggio (h 1.30/6.00).
Il vecchio tracciato del sentiero 46
(solo per amatori)
Se all’inizio della gita, al già detto bivio segnalato per la vicina Tecchia di Tenerano, si volesse farvi una digressione – senz’altro consigliabile -, prima di raggiungerla e più esattamente appena prima di un cartello metallico che indirizza verso destra al rudere di Casteglia, sullo stesso lato (destra) si nota su una roccia una segnalazione bianco rossa con la scritta ’46’: da qui inizia un riconoscibile sentiero che evidentemente è un vecchio e dismesso tracciato del sentiero CAI che fino a poco fa portava quel numero, ora sostituito da 197. Tale sentiero risale, in sinistra idrografica della Val Saliceto, le pendici della dorsale del Castellare sul lato opposto (E) rispetto a quello (O) su cui si svolge il 197. Raggiunto il filo della dorsale e risalitolo per un po’, esso traversa poi a destra sull’altro versante (O) percorrendolo ben più in alto del 197, passa appena a monte della quota 744.0 m CTR e infine sale alla vetta del Castellare del Puntone, da ultimo transitando in quel corridoio sommitale a cui si è accennato sopra. Dal Castellare, poi, esso coincide con il sentiero che scende a Mandriella, lascia a sinistra il tracciato per il Puntone e infine si congiunge al 197 poco prima che esso valichi la dorsale per avviarsi alla Gabellaccia.
Tale vecchio sentiero sarebbe un’ottima alternativa al 197 per portarsi in quota: consentirebbe infatti di visitare la Tecchia di Tenerano con digressione più breve dal percorso principale; è senz’altro più bello dell’altro nel tratto in cui percorre, all’aperto o quasi, la dorsale N del Castellare del Puntone; e trovandosi il Castellare stesso sul suo percorso non ci sarebbe bisogno di effettuare una digressione ad hoc per visitarlo. Ma esso è in abbandono da chissà quanto tempo e le segnalazioni residue (in numero insufficiente) sono vecchie, sbiadite o ridotte a minuscole macchie scure di vernice su qualche sasso affiorante; già alcuni tratti nella salita iniziale alla dorsale del Castellare sono sporchi e confusi, ma il peggio viene quando, dopo aver rintracciato a fatica i pochi segni nel tratto lungo il filo, ci si inoltra sul versante opposto (O), dove essi sono ancora più rari e sparuti. Punto di riferimento fondamentale, riportato anche sull’app della carta 4Land, è la già citata quota 744.0 m: le segnalazioni portano a un ripiano appena ad E di essa, dove su una roccia si trova un segno rosso ben visibile: da qui si sarebbe portati a proseguire (come è capitato la prima volta a chi scrive e ai suoi amici) su una traccia orizzontale relativamente chiara che però si perde presto nel nulla; le vecchie e quasi invisibili segnalazioni marcano invece un tracciato più vago (ma sempre presente e continuo) che sale a sinistra avvicinandosi progressivamente alla dorsale N del Castellare per portarsi infine al già detto corridoio di vetta; al suo termine si trova ancora un evidente segno rosso sul rilievo a destra con ometto, ben visibile a chi arriva dal basso. Le segnalazioni del vecchio 46, peraltro, continuano anche oltre il Castellare fino alla confluenza nel 197, benché ormai quasi scomparse.
Alla luce di quanto detto non è certo il caso di consigliare tale percorso; ma data l’assenza di difficoltà tecniche nulla vieta ai curiosi di seguirlo verso l’alto finché riescono a trovare i segni, tornando indietro sui propri passi se e quando non li vedono più. Per aiutare i volenterosi, nella mappa viene mostrata anche la traccia del vecchio 46.
Il tracciato principale (sent. 197) con partenza da Maestà di Villa, senza la digressione alla Tecchia di Tenerano ma con quella al Castellare del Puntone: EE, dislivello 1000 m, h 6.







