

da carta Alto Appennino Reggiano 1:25000 GeoMedia
APP. LUCCHESE: CRESTA DELLE GROTTACCE ALLA PANIA DI CORFINO
Dal M. Vecchio, alta cima situata sul crinale spartiacque appenninico subito a Sud del M. Prado, si stacca nel versante toscano una notevole dorsale secondaria che scende in Alta Garfagnana, nella Valle del Serchio, formando alcuni rilievi di cui il più importante è la Pania di Corfino. Essa prende la seconda parte del nome dal paese che sorge ai suoi piedi, e la prima parte dal suo aspetto roccioso, che le ha meritato (assieme alla sua natura calcarea) una qualifica che condivide con le illustri Panie sue dirimpettaie sul versante opposto della Valle del Serchio, nelle Alpi Apuane.
La notorietà di questa montagna è dovuta principalmente ai suoi pregi naturalistici e al fatto che essa e i suoi dintorni fanno parte per tale motivo, fin dal 1960, di un’area protetta conosciuta come Parco dell’Orecchiella; ma la Pania di Corfino è assai bella a prescindere, e il suo fascino nasce anche dal forte contrasto tra i suoi versanti, che sono dolci e prativi o boscosi verso Nord ed Est ma aspri e rocciosi verso Ovest e Sud. Oggetto di questo articolo è la cresta che, a Sud, corona le alte pareti incombenti sul Vallone delle Grottacce e sul fondovalle del Fiume (che più giù prende il nome di Torrente Corfino, affluente del Serchio). Oltre a tali pareti, sul Fiume si affacciano, anch’esse in destra idrografica ma un poco più a valle, quelle di Cima La Foce e, sul lato opposto, quelle del Colle e del Sassorosso: l’ambiente che ne risulta è, per abbondanza, concentrazione e arditezza di strutture rocciose, tra i più aspri dell’Appennino Tosco-Emiliano, e tra i più belli. Al Sassorosso e al Colle si trovano molte popolari vie d’arrampicata; sul lato opposto la presenza di aquile che nidificano alle Grottacce ne vieta l’apertura o la ripetizione di quelle aperte un tempo.
La cresta qui descritta sale verso Nordovest dal fondo del Fiume con “lo spigolo ripidissimo, liscio ed affilato di un ardito monolite di circa 200 metri di altezza, localmente chiamato Testa di Leardo”: così scriveva la Sezione CAI di Prato in un suo bollettino del 1958, che assieme a un altro del 1972 è l’unica fonte sull’argomento nota a chi scrive; ma se quel primo tratto è troppo difficile per l’escursionista, più su, al di sopra di una sella attraversata dal sentiero CAI 56, la cresta prosegue verso Ovest meno ripida e con difficoltà minori (ma da non sottovalutare) fino a perdersi nei larghissimi prati in loc. La Bandita. Da qui si potrebbe già ritornare in breve al punto di partenza, che è Corfino; ma per una conoscenza più completa di questa montagna conviene effettuare un anello più largo proseguendo fino alla cima della Pania di Corfino, e scendendone infine il versante Ovest, anch’esso roccioso come quello Sud.
Nel bollettino del 1958 citato sopra la cresta veniva definita ‘Cresta Est Pania di Corfino’: ma impropriamente, perché la cima della Pania è lontana da qui e orograficamente estranea; essa veniva messa in programma come gita sociale che avrebbe ricalcato una via di salita tracciata, “circa trent’anni fa [quindi attorno al 1928], dal compianto Leopoldo Conti ed altri tre appassionati alpinisti”.
In assenza di un nome si propone qui quello ovvio di Cresta delle Grottacce, dal nome del vallone sottostante, ricco di grotte.
N.B. – I sentieri CAI vengono qui citati con la vecchia numerazione (ad es. 56), ma sul terreno si trova saltuariamente anche la nuova, che antepone un 5 (= 556).
Da piazza del Santo a Corfino (851 m; si parcheggia, negli spazi consentiti, lungo la strada di accesso) si seguono tra le case i segnavia CAI 56 e 58, all’inizio comuni; poco più su, usciti dal paese, dove divergono si prende a destra il sent. 56. Esso sale con moderata pendenza e lunghi tornanti, largo, comodo e con opere di sostegno, fino a un crinale oltre il quale entra nel Vallone delle Grottacce, che attraversa con andamento orizzontale in ambiente aspro ma senza alcuna difficoltà, fino a raggiungere una sella (1075 m c.; h 1.00) su un altro crinale all’estremità opposta del Vallone: è la Cresta delle Grottacce. Lasciato il sent. 56 è consigliabile, prima di piegare a sinistra verso l’alto, salire con breve digressione, appena a valle, la notevole e scoscesa quota 1086.3 m: per farlo si segue una traccia che l’aggira sul lato sinistro, fino a solide rocce che si salgono verso destra (I) e che consentono l’accesso a terreno facile, ma ripido ed esposto, fino alla vicina cima. Più a valle sullo stesso crinale si alza la quota 1018.7 m, cioè la Testa di Leardo rammentata sopra.
Tornati alla sella (h 0.30/1.30), si segue verso l’alto agevolmente la dorsale, qui larga e mista di rocce sparse, paretine e rada faggeta; si procede senza fatica e piacevolmente grazie a tracce varie ed evidenti. Più su il filo si definisce meglio, ma un primo tratto è interdetto da un salto liscio e verticale che sbarra il passo; ci si tiene pertanto a destra ai piedi delle rocce finché non è possibile riguadagnare il filo a una sella. Di fronte si alza ora un torrione massiccio e ripido; si va a salire frontalmente una specie di spigolo di un paio di metri, verticale ma solido (II+); dopo un delicato traverso verso destra si sale a sinistra una bassa paretina anch’essa verticale, ma con solide liste e maniglie (II+); al di sopra, fino alla cima del torrione e oltre, il terreno diventa più facile, ma a sinistra precipitano sul Vallone delle Grottacce alte pareti verticali, e l’esposizione spesso è notevole; a destra il terreno è assai meno ripido e perlopiù boscoso, ma non dovunque sarebbe possibile raccordarsi facilmente con le tracce che, a distanza maggiore o minore dal filo, salgono parallele alla cresta. Una placca liscia e stretta deve essere salita (se non si preferisce aggirarla cautamente, e per non breve tratto, a destra) con la massima attenzione perché l’esposizione è fortissima; appena oltre il filo ritorna facile ma ancora aereo fino a un masso caratteristico, oltre il quale si prosegue in breve fino a una sella sopra la quale il terreno cambia aspetto: ora la cresta continua a salire anche più ripida e comunque sempre gradevolmente rocciosa, ma senza discontinuità con il terreno boscoso alla sua destra, che pertanto è sempre accessibile e percorribile, se lo si preferisce, in alternativa al filo, sul quale si segnalano alcuni pulpiti aerei e spettacolari.
Al termine delle rocce si prosegue su larghi prati in loc. La Bandita fino al punto più alto (1425.6 m, h 1.30/3.00); mantenendo la direzione di provenienza si scende di qualche metro, dopo pochi passi nel bosco, a un altro vasto pianoro con qualche pozza e un monumento, oltre il quale s’incrocia il sent. 58 (1400 m c.).
N.B. – Seguendo il sent. 58 a sinistra si può tornare velocemente a Corfino; seguendolo a destra fino alle case di Campaiana (1352 m; è il vecchio alpeggio di Corfino) si raggiungerebbe di nuovo il sent. 56, con il quale si tornerebbe alla sella d’inizio della Cresta delle Grottacce e, ripercorrendo da lì i propri passi, a Corfino.
Dopo avere incrociato il sent. 56 si risale il pendio sul lato opposto su terreno aperto salvo un breve tratto nel bosco, mantenendo la direzione o piegando via via verso destra, seguendo alcune tracce oppure al meglio ma su terreno elementare, fino a raggiungere la cresta SE della Pania di Corfino, ampia, aperta e spettacolare. Risalendola a lungo senza difficoltà su erba e qualche roccetta si oltrepassano alcune larghe quote panoramiche fino alla più alta (1620.8 m, h 1.15/4.15), alcuni metri prima della quale si trova la croce di vetta.
Pochi metri di là dalla vetta si raggiunge il sent. 62 proveniente dalla Sella di Campaiana e lo si segue a sinistra con attenzione, ripido e sassoso, in un largo vallone ai cui lati si alzano belle pareti rocciose. Al suo termine si giunge, ormai nel bosco, prima all’Orto Botanico del Parco e poi al rif. Ìsera (1199 m) da cui, lasciato il sent. 62 che scende al Centro Visitatori del Parco, si prende a sinistra il sentiero Airone 1. Esso porta alle capanne di Pruno (1030 m c.) e, con una risalita finale di qualche decina di metri, al sent. 58 in loc. Sasso Ghiraio (980 m): da qui si scende al già noto bivio con il sent. 56 e a Corfino (h 2.00/6.15).
EE (II+), dislivello 900 m, h 6.15.








