

Da CTR
LE DUE TORRI DI CORCHIA
Veramente le guide conoscono una sola Torre di Corchia, non due: ma qui sotto si cercherà di giustificare il titolo.
A. – Sul numero di maggio-giugno 1943 di Le Alpi, nome assunto in quel tempo dalla rivista nazionale del CAI, in coda alla relazione della prima salita della Guglia di Piatreto si legge quanto segue:
“Sullo stesso versante del M. Corchia, il 18 aprile 1941 è stato percorso per la prima volta dalla stessa cordata [Franz Furrer e Luciano Funck della Sez. di Viareggio] il canale Sudovest, l’unico che si trovi su questo versante, ed è stata salita (prima ascens.) la Torre di Corchia che si innalza di c. 100 m sul lato destro (Est) del canale, poco dopo il suo inizio”. Questo è tutto; si può però notare che, mentre per la Guglia di Piatreto, qualche rigo sopra, si descrive un passaggio ‘difficile’ e un altro ‘molto difficile’, e si dichiara l’impiego di 7 chiodi, per la Torre di Corchia non si parla né di chiodi né di difficoltà.
B. – Della Torre di Corchia e del canale Sudovest si parla nuovamente nella guida CAI-TCI del 1958, autori A. Nerli e A. Sabbadini. La Torre di Corchia “vista dal basso si distacca imponente dalla fascia rocciosa Sudovest del M. Corchia, subito a lato del canale Ovest-Sudovest [questo è un lapsus: il canale è quello Sudovest, come risulta da tutto il contesto; canale Ovest-Sudovest è invece, nella stessa guida, l’attuale canale del Pirosetto, che è affiancato a destra dal 4° Torrione]”; “a monte si salda… con un alto colletto erboso” al pendio sovrastante. Sulla Torre vengono descritte due vie, di cui una è quella dei primi salitori, e l’altra, più difficile, quella aperta nel 1948 proprio da Nerli con tre compagni.
Della via dei primi salitori si scrive che “risalito in buona parte il canale Sudovest, si raggiunge facilmente il colletto e la cima” in h 0.10: tempo occorrente, si suppone, da quando viene lasciato il fondo del canale. Quanto a quest’ultimo, vi si dichiarano difficoltà di II- e lo si definisce così: “erto canale, dominato a destra dalla Torre di Corchia… Il canale, 200 m c., è ripido ma non difficile; sbocca al bordo dell’ampio anfiteatro superiore di erbe e sfasciumi” del versante Sud del Corchia. Di questa facile via non si ricordano gli apritori, evidentemente perché non la si ritiene una via alpinistica; ma la guida presuppone certamente l’articolo del 1943, perché lo cita a proposito della Guglia di Piatreto.
Della seconda via, quella di Nerli e c. del 1948, si scrive che, “risalito per c. 30 metri il canale Sudovest del Corchia, per un altro canaletto obliquo a destra, si raggiunge una selletta, poi, per un pendio ripidissimo e sfasciato, una terrazza inclinata; superato un salto di una quindicina di metri (III) si raggiunge un’altra terrazza e facilmente la cima”.
Ma che cosa c’è a destra del canale Sudovest, cioè alla sua sinistra idrografica? C’è una dorsale su cui, dal basso in alto, si alzano alcune quote rocciose: la q. 1419.2 m; poi altre due, molto vicine tra di loro ma divise da un’alta forcella, di cui una è quotata 1443.1 m solo sulla vecchia CTR al 5.000; e infine la q. 1487.9 m, la più alta, che a monte, dopo una piccola propaggine più bassa di qualche metro, si abbassa di poco a una sella erbosa. Quale di queste è la Torre di Corchia?
Se Nerli risalì per soli 30 m c. il canale Sudovest si è portati a credere che abbia salito la più bassa; e se a proposito della via dei primi salitori si dice “… risalito in buona parte il canale Sudovest”, si è portati a pensare che Furrer e Funck nel 1941 abbiano salito la più alta; è soltanto della q. 1487.9 m, in effetti, che si addice scrivere che “vista dal basso si distacca imponente dalla fascia rocciosa Sudovest del M. Corchia”: dalla sua cima alla cresta sommitale del Corchia non si trova infatti nessun altro rilievo, essa è il culmine di tutta la dorsale e sovrasta nettamente le altre quote se vista, ad es., dalla strada che sale al Passo Croce. Quanto alle due quote intermedie, anche tralasciando quanto appena detto esse non possono essere la Torre di Corchia per il fatto che per nessuna delle due dal canale è possibile raggiungerne “facilmente il colletto [a monte] e la cima”, come ha constatato di recente Guido Barbieri salendo il canale Sudovest e uscendone invece facilmente, appunto, a monte della q. 1487.9 m (sue informazioni private, vedi sotto). E se la noterella del 1943 afferma che “la Torre di Corchia … si innalza di c. 100 m sul lato destro (Est) del canale, poco dopo il suo inizio”, ciò significa che la base della Torre di Corchia come viene intesa in tale scritto è fatta coincidere con quella delle quote intermedie se non della più bassa, tutte evidentemente considerate solo come contrafforti della più alta.
C. – Nella guida CAI-TCI del 1979 (autori E. Montagna e ancora Nerli e Sabbadini) viene data un’informazione fondamentale: “dietro alla Torre di Corchia passa la strada marmifera diretta alla cava sovrastante”: è la marmifera che dal Passo Croce sale alla cava dei Tavolini nel versante Sud del Corchia, evidentemente aperta negli anni dal 1958 al 1979; di tale strada si scrive anche che”deturpa la fascia rocciosa all’altezza della Torre di Corchia”; e dunque tale Torre di Corchia è, senza possibilità di dubbio, la q. 1419.2 m, cioè la più bassa di tutte, che è perforata da una galleria della marmifera. Della via di Nerli e c. del 1948 si legge lì quello che già si leggeva nella guida del 1958, con la sola differenza che per il salto di una quindicina di metri la difficoltà sale da III a III+. Lo schizzo di pg. 350 mostra che il tratto di canale percorso da Nerli per portarsi all’attacco si trova al di sotto dell’attuale marmifera, e che la sua via si svolge sul versante Sud della q. 1419.2 m. Subito a monte di tale quota, però, si trova, anziché il facile colletto della guida del 1958, un’orrida selletta irraggiungibile dal canale Sudovest (e anche dal lato opposto), come può constatare chiunque percorra la marmifera; e quindi, se riferita alla q. 1419.2 m diventa impossibile l’asserzione, fatta nel 1958 a proposito della via dei primi salitori, che “risalito in buona parte il canale Sudovest, si raggiunge facilmente il colletto e la cima”. Dunque, la Torre di Corchia salita da Nerli nel 1948 non può essere la Torre di Corchia salita da Furrer e Funck nel 1941. Quella di Nerli è certamente la q. 1419.2 m; quella di Furrer e Funck è la q. 1487.9 m.
Ma che cosa scrive la guida del 1979 a proposito della via dei primi salitori? Nulla. La via originaria è sparita; viene descritta soltanto quella del 1948. Forse anche Nerli aveva capito che i conti non tornavano, e ha preferito sorvolare.
La ricostruzione fatta presenta un problema: la guida del 1958 attribuisce difficoltà di II- al canale Sudovest; ma, all’ingresso della galleria sotto la q. 1419.2 m, attualmente esso mostra difficoltà senz’altro maggiori in corrispondenza di alcuni grandi massi che lo sbarrano pochi metri sopra la marmifera.
G. Barbieri, che in autunno 2025 con alcuni compagni ha ripercorso il canale a partire dalla marmifera uscendone agevolmente sulla sella erbosa a monte della q. 1487.9 m, dichiara difficoltà di IV+ per quel passaggio iniziale; e come già detto sopra, giudica facile il resto del canale compresa l’uscita, e riferisce invece che appare assai difficile uscire a monte delle quote intermedie.
Si aggiunga che: 1) sotto la marmifera il tratto basso del canale, benché sporcato dai detriti della marmifera stessa, si mostra relativamente agevole; 2) non sembra possibile entrare nel canale da sinistra al di sopra del tratto di IV+. Si può allora concludere che il solo punto difficile del canale è appunto quello, e che quel tratto è ed era obbligato.
Come soluzione al problema si può solo ipotizzare che i lavori di sbancamento per l’apertura della marmifera, o qualche franamento dall’alto, abbiano modificato il fondo del canale rendendo più difficile quel tratto che ora è diventato di IV+, ma che Furrer e Funck avevano superato con difficoltà massima di II-, e comunque senza sentire la necessità di chiodarlo, segnalarlo e gradarlo.
Per concludere: le Torri di Corchia sono due.
Quella comunemente conosciuta come tale è la q. 1419.2 m, riservata all’arrampicatore; l’altra è la q. 1487.9 m, chiamata (e forse battezzata) Torre di Corchia dai primi salitori ma presto disconosciuta e dimenticata. L’escursionista, dopo avere osservato e ammirato la prima dalla strada marmifera, può salire facilmente la seconda con l’itinerario qui sotto descritto, già accennato (in discesa) in questo sito nell’articolo I Torrioni del Corchia per l’escursionista.
Dal Passo Croce (1150 m c.; parcheggio a pagamento), al bivio delle marmifere appena oltre si segue quella di destra che sale al versante S del Corchia, oppure il più breve sentiero segnato che se ne stacca subito sulla destra e che la raggiunge di nuovo più su. Oltrepassato il bivio con il sentiero che sale a sinistra al canale del Pirosetto, si percorre poco oltre una prima galleria della marmifera, oltre la quale si apre la vista sulla dorsale delle Torri di Corchia; fanno seguito altre due gallerie vicinissime tra le quali si attraversa il canale SO (1360 m c.), di cui si può osservare da qui il difficile e orrido tratto appena sopra la strada; ci si trova anche accanto alla parete OSO della q. 1419.2 m (a destra), che domina la parte inferiore del canale SO e sulla quale si distinguono i chiodi della via Astra (6b+) aperta da A. Bertagna nel 1994; poco sotto si nota il “canaletto obliquo” di accesso alla via Nerli del 1948.
Percorsa anche la terza galleria, che attraversa la q. 1419.2 m e che è munita all’ingresso di un cancello metallico sempre aperto, e dopo essersi voltati all’uscita a osservare tale quota dalla nuova prospettiva, si continua sulla marmifera, in ambiente aperto, fino a incrociare a 1389.1 m una dorsale oltre la quale si apre il bacino marmifero della cava dei Tavolini; tale dorsale scende in direzione SSE dalla cresta che dai Torrioni del Corchia sale all’anticima; su di essa spicca appunto la q. 1487.9 m, che è anche un piccolo nodo orografico da cui scende verso SO quella che è la sponda sinistra idrografica del canale SO con le quote 1443.1 m e 1419.2 m.
Si sale dunque agevolmente, tra erba e rocce, la vaga ma bella dorsale appena incrociata; a sinistra difficili e ripidissimi pendii si stendono fino al bordo del canale SO; si può constatare, anche da questo punto d’osservazione, che la q. 1419.2 m è inaccessibile all’escursionista da ogni lato. Si raggiunge infine la q. 1487.9 m, con una salita finale breve e facile ma non elementare; la cima è stretta, esposta e molto panoramica. Scesi di là, con qualche andirivieni, all’”alto colletto erboso” delle fonti, si continua per la massima pendenza su un pendio ormai informe fino a intercettare il sentiero che sale dal canale del Pirosetto (1565 m c.).
N.B. – La marmifera abbandonata all’inizio della dorsale prosegue fin quasi alla cresta sommitale del Corchia tra cima e anticima e con due tornanti si avvicina molto alla dorsale stessa: tali tornanti possono quindi risultare utili sia per abbandonare la dorsale sia per raggiungerla in alto, ad es. se si è interessati alla sola salita della q. 1487.9 m.
Confluiti nel sentiero che sale dal Pirosetto si può continuare come si vuole, ad es. seguendolo a destra fino all’anticima e alla cima del Corchia (1676 m), ritornando poi al Passo Croce nei vari modi possibili.
EE soltanto per la salita alla q. 1487.9 m e la discesa alla sella a monte, altrimenti E; il dislivello assomma a 550 m c. se si raggiunge la cima del M. Corchia; il tempo di salita alla cima si può calcolare in 2 h, quello complessivo dipende dal prosieguo della gita. Le gallerie della marmifera sono brevi e non richiedono torcia elettrica.






